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L’ Eruzione del Vesuvio del 1944

“Con dei fortissimi boati il Vesuvio si svegliò alle cinque del mattino mentre noi tutti stavamo dormendo, mio padre si alzò ed arrivato nel piazzale antistante la casa fu colpito dalla quantità di lapillo caduto durante la notte.

Salì al piano di sopra e svegliò le mie sorelle maggiori  chiedendo loro di raccogliere, accumulando, quanto più lapillo possibile, che in seguito avrebbe utilizzato, mescolando al cemento, per realizzare una bella pavimentazione sull’area che circondava  la nostra abitazione.

Ricordo ancora le sue parole :”È  stato uno scherzetto del nostro Vesuvio” Ma si sbagliava! Intorno alle nove la montagna ricominciò la sua attività generando un’intensa pioggia di lapilli caldi, il tutto accompagnato da fortissimi ed inquietanti boati.

Io ero impaurita, papà ci diceva che non c’era nulla di cui preoccuparsi ma ci obbligò a stare in casa senza uscire fuori.
Ho ancora nitide nella mia mente le immagini delle mie sorelle maggiori mentre con pale e scope spalavano il tetto per evitare che il peso del lapillo lo facesse crollare.
Ancora ricordo quella incessante pioggia di lapillo che per quasi sei ore accompagnò la giornata.

Tornata la calma e spinti dalla curiosità, andammo in strada dove realizzammo quanto quell’evento aveva cambiato il volto del paese…
Nell’aria c’era un silenzio assordante, le vie ricoperte da oltre trenta centimetri di lapillo erano di fatto impraticabili.
Fu necessario l’intervento di pale meccaniche, che come a fungere da   spazzaneve, fecero spazio al centro della strade, accumulando a destra e sinistra del marciapiede quella enorme quantità di lapillo.

Mio padre che aveva la passione per il giardinaggio, quasi spinto da un brutto presentimento si recò nel suo giardino che si trovava di fianco…
Giunto lì, ebbe un colpo al cuore, tutti gli alberi erano privi di foglie!
Con l’aiuto di alcuni maestri portatori fu costretto a rendere monchi di quelli che erano dei rami robusti quegli alberi che per lui erano come figli.

Ricordo ancora i suoi occhi lucidi mentre accatastava tutto il legno della potatura, mentre gli operai man mano che scavavano in profondità per portare alla luce la terra buona sepolta ormai dal lapillo trovavano resti di animali morti, che a vederli facevano una pena immensa.

Guardavo quegli alberi ormai spogli e restai colpita da un alberello di mandarino quasi secco in realtà già prima dell’eruzione.
L’unico suo ramo era germogliato sotto, sul suo lato più vicino alla terra, dove il lapillo avrebbe potuto abbattersi.
Quasi piangevano per la gioia!
Per noi tutto quel semplice rametto rappresentava un augurio, una speranza di una nuova vita dopo quel diluvio e così fu.
Con il passare degli anni gli alberi diedero luce a nuova vita e tutto continuò come prima”

Questa è solo una delle innumerevoli testimonianze di quella che è stata l’ultima eruzione del Vesuvio, nel marzo 1944

Testimonianza della Sig.ra Sforza Francesca di Pagani, trascritta da suo figlio ed inviata nel Febbraio del 2012 da suo figlio all’Osservatorio Vesuviano”.

Il 1944 fu di fatto l’anno dell’ultima eruzione del Vesuvio, poco tempo dopo le Quattro Giornate e il passaggio degli americani che avevano definitivamente liberato la città di Napoli sul finire della Seconda Guerra Mondiale.

Si trattò dell’ultimo di una lunga serie di fenomeni eruttivi che si susseguirono, a distanza di pochi anni l’uno dall’altro, a partire dal 1631: in tale anno, infatti, dopo alcuni secoli di inattività, il Vesuvio si era destato con una eruzione fortissima distruggendo quasi tutti i paesi dell’area circostante.

Prima del 1944, il Vesuvio aveva manifesto uno stato di perenne attività. Le  due precedenti eruzioni si erano verificate nel 1906 e successivamente nel 1929 ma, anche durante l’apparente inattività tra un’eruzione e l’altra, all’interno del cratere era presente un conetto dal quale, quasi ogni giorno, fuoriusciva un pennacchio di vapore divenuto una delle caratteristiche più famose al mondo del panorama del Golfo di Napoli .

Dal cratere del vulcano spesso fuoriuscivano piccole colate di lava che però restavano confinate al suo interno.

Il 18 marzo però si verificò un incremento dell’attività e le colate di lava iniziarono a traboccare dalla parte più alta del cratere. La colata più consistente orientò la sua discesa in direzione nord ovest e, costeggiando i fianchi del cratere del Monte Somma, si diresse verso i paesi di Massa di Somma e San Sebastiano ed il Fosso della Vetrana.

eruzione vesuvio 1944

A partire dal giorno 21 marzo, quando le colate laviche si fermarono non poco distante dal centro abitato di Cercola, ebbero inizio delle intense ed impressionanti esplosioni mentre dal cratere dei getti di lava generavano delle vere e proprie fontane che sfioravano i due chilometri di altezza.

È solo a partire dal 27 marzo che l’intensità e la frequenza delle esplosioni iniziarono a diminuire fino a giungere al 29 Marzo quando l’eruzione poté considerarsi conclusa.

Il fenomeno eruttivo si intrecciò con l’evolversi del conflitto mondiale.
L’eruzione infatti colse di sorpresa l’aviazione statunitense a cui arreco ‘ danni di gran lunga maggiori di un bombardamento:  88 bombardieri B-25 Mitchell, parcheggiati in una pista di atterraggio nelle vicinanze di Terzigno furono totalmente ricoperti e distrutti dalle ceneri.

La stessa Aeronautica Militare Americana ha effettuato diverse riprese di quel momento, alcune anche aeree e noti sono gli scatti del fotografo George Rodger

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