ENOGASTRONOMIARUBRICHE

Area Vesuviana, i prodotti tipici

Le terre situate alle falde del Vesuvio possono essere considerate come un cesto ricco di eccellenze enogastronomiche di ogni genere. La “Terra Nera” che avvolge il vulcano infatti è fonte di tante prelibatezze che arricchiscono le tavole degli amanti della cucina e non solo di tutto il mondo.

Molti di questi prodotti racchiudono gia’ nel proprio nome la storia, la cultura e la tradizione che fanno delle terrela vesuviana un’area senza eguali nel mondo.

Ed allora scopriamo insieme quali sono le origini ed il significato dei nomi dei principali prodotti tipici iniziando lui’ “sua maesta” il Pomodorino del Piennolo”

POMODORINO DEL PIENNOLO DEL VESUVIO

Si tratta del prodotto simbolo del Vesuvio che e’ conosciuto anche con altre denominazioni popolari quali “Lampadina”, “Fiaschella”, “Re Umberto”, “Patanara” e “Principe Borghese” .
L’appellativo di Piennolo deriva dalla sua modalità di conservazione e maturazione, ossia a grappoli ovvero “al piennolo”.

LE “CRESOMMOLE” (ALBICOCCHE DEL VESUVIO)

La denominazione “Cresommola” nasce nel lontano 1583 anno in cui Giovan Battista Della Porta, scienziato napoletano, divise le albicocche in due grandi gruppi: le bericocche, dalla polpa morbida e bianca attaccata al nocciolo e forma tonda e le chisomele (con polpa non aderente al nocciolo, piu’ colorate e pregiate, dalle quali derivo’ appunto il nome.

LA RICOTTA DI ” FRUSCELLA”

L’origine del nome legata ai cestelli forati nei quali veniva riposta la ricotta di forma tipicamente tronco conica che tempo fa venivano realizzati intrecciando vimini, noti per l’appunto come fuscelli di ginestra o Fuscere di giunco.

PANE “CAFONE” DI SAN SEBASTIANO AL VESUVIO

La denominazione di “cafone” deriva dal fatto che questa tipologia di pane veniva consumato principalmente da umili braccianti e contadini. Successivamente, grazie alla sua capacita’ di conservazione in ottime condizioni fino a quasi otto giorni dalla cottura, iniziò ad essere richiesto anche dai palati fini della casata borbonica. A quell’epoca l’espressione “cafone” era utilizzata per indicare coloro che abitavano le campagne che, in occasione degli affollatissimi mercati che si tenevano all’ interno delle mura cittadine, ivi giungevano tenendosi legati con una fune cosi’ da non perdersi l’un l’altro. Di fatto “con la fune” significava “ca’ fun”

LA SUSINA “SCARRAFONA”.

L’ “inquitante” appellativo nasce dall’ avere in comune con lo scarafaggio (in napoletano “scarrafone”) l’esser molto piccola e di colore viola.

I “FRIARELLI”

Per alcuni il termine friariello origina dallo spagnolo “frio-grelos” (ossia broccoletti invernali), altri invece ritengono che origini dal verbo napoletano frijere(friggere).

Ed ora passiamo ai vini!

PIEDIROSSO

Localmente e’ denominato “o per ‘e palummo” o “palummina”. Questo famoso vino deve il suo nome al colore che assumono i racimoli ed il rachide in prossimarsi della piena maturazione del grappolo.

CAPRETTONE
Fino al 2014, anno in cui e’ stato inserito nel Registro nazionale delle varietà di vite (Mipaaf), veniva scambiato per il più famoso Coda di Volpe. Come in molti casi di vitigni il cui nome deriva dal mondo animale, l’etimologia del termine Caprettone molto probabilmente fa riferimento alla forma del grappolo d’ uva, che assomiglia alla barbetta della capra.

coda di volpe

LACRYMA CHRISTI
Le ipotesi sulla genesi della denominazione sono diverse ma le piu’ accreditate sono legateva due leggende.
Secondo la prima pare che Lucifero dopo aver rubato un pezzo di Paradiso lo abbia usato per creare il Golfo di Napoli.
Addolorato per la perdita e per il furto, Gesù Cristo inuzio’ a piangere talmente tanto da irrigare attraverdo le sue lacrime la zona che abbraccia il Vesuvio. Da li’ sarebbero sbocciate e cresciute le Viti da cui si produce il famoso Lacryma Christi .
Stando alla seconda ipotesi, invece, Gesù Cristo si reco’ in visita ad un eremita stabilitosi alle falde del Vesuvio. La leggenda vuole che per premiare la sua fede, il figlio di Dio avrebbe tramutato la sua bevanda dal gusto “approssimativo” e  poco potabile, in uno straordinario vino, che prese il nome per l’ appunto di Lacryma Christi.

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