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Il Parco Archeologico di Ercolano, storia di un successo

parco archeologico ercolano

Il 2019 può esser ritenuto l’anno della svolta per l’area vesuviana per quanto riguarda l’intensità dei flussi turistici.
I dati raccontano di un nuovo polo di attrattiva turistica che va via via affermandosi in maniera parallela e sinergica con la città di Napoli (che ha registrato un secondo posto nella classifica delle città d’arte italiane più’ visitate). Un polo che tende a coincidere con un territorio sempre più vasto all’interno del quale rientrano anche i paesi situati alle pendici del Vesuvio.

Di un vero e proprio “successo”, oltre che per il Parco Nazionale del Vesuvio, si può parlare per il Parco Archeologico di Ercolano che ha chiuso l’anno a quota 548.070 visitatori rispetto ai 534.328 del 2018 posizionandosi al terzo posto tra i parchi archeologici più visitati d’Italia nel 2019 alle spalle del Colosseo e Pompei.
Il dato diventa ancora più significativo se si pensa che negli ultimi tre anni i visitatori sono aumentati del 25%.

Inoltre il Parco archeologico di Ercolano si conferma in maniera stabile nella classifica dei top 30 musei italiani maggiormente visitati (tredicesimo posto) e si proietta verso il 2020 con ottime aspettative, alla luce dell’annuncio del direttore Francesco Sirano che ha anticipato l’apertura di due importanti cantieri di restauro, costituiti dall’Antica Spiaggia e da sei Domus tra le più rilevanti dell’antica città.

Ma quali sono i fattori che hanno determinato tale successo? 

Per rispondere a tale domanda va innanzitutto chiarito come la crescita del numero di visitatori rappresenta per il Parco non un punto di arrivo, bensì il “termometro” della partecipazione al processo di  affermazione e promozione dell’identità di questo straordinario patrimonio nazionale e dell’umanità.

Elemento non trascurabile è inoltre l’apporto in termini di promozione e “web marketing” determinato dalla crescita dei canali social del parco.
Sia sul canale Facebook che quello Instagram si è registrato una costante crescita delle visite virtuali e più in generale delle adesioni a conferma della giusta direzione intrapresa dall’amministrazione verso l’ apertura ad utenti differenziati e sempre più affezionati.

Il successo di questo sito archeologico è dovuto in buona parte anche al virtuoso processo di integrazione con il contesto territoriale, istituzionale e culturale dell’area in cui esso e’ inserito. L’azione del parco infatti, non è stata indirizzata al solo interno del perimetro degli scavi, ma anche all’esterno. Il territorio del Parco Archeologico di Ercolano assolve a funzioni di tutela promuovendo in partnership con il Comune e la Fondazione Packard un importante intervento di recupero urbano, che vede il coinvolgimento anche dei residenti fatto di azioni che testimoniano condivisione di valori e soprattutto vicinanza.

Il direttore Sirano ha con grande orgoglio e soddisfazione dichiarato come attraverso la sinergia con il territorio si riesca ad appassionare i visitatori offrendo loro l’opportunità di partecipare ad attività differenziate.
Sirano ha inoltre evidenziato quanto buona parte dei risultati soddisfacenti siano il frutto della rete di sinergia che il Parco è riuscita a metter in piedi con tutti gli attori istituzionali e con i luoghi della cultura. Un’ottima azione di network, che ha messo l’intero comprensorio vesuviano nelle migliori condizioni per poter crescere.
Grazie al miglioramento dell’offerta turistica alla quale hanno contribuito anche realtà come il Mav, Pietrarsa e la Reggia di Portici, nell’intero territorio si è registrata l’aumento della permanenza media dei visitatori che è passata da poche ore del 2013  a 1,6 giorni nel 2019. Un ruolo fondamentale e’ stato svolto anche dal raddoppio del numero di strutture ricettive che nel solo Comune di Ercolano sono giunte quasi a 200, con un ritorno molto positivo in termini di crescita economica e culturale per tutto il territorio.

Durante tutto il corso del 2019 tutte le azioni sono state condotte nel rispetto di una strategia finalizzata ad innescare un processo virtuoso la cui meta finale era vincere sfide quali la conciliazione della conservazione preventiva, con la piena fruizione da un lato e la sostenibilità economica con qualità dell’offerta culturale dall’altro, il tutto senza mai perdere di vista l’inclusione sociale.

Tale strategia, rivelatasi vincente, ha puntato al reperimento di fonti di finanziamento diverse, come il Piano di Valorizzazione Mibact e i fondi ordinari, per attivare nuove iniziative indirizzate all’ampliamento dell’offerta di visita spesso basate sul coinvolgimento emotivo del pubblico anche attraverso metodi sperimentali.

Per quanto attiene invece i “prodotti turistici”, ottimi risultati ha portato il cosiddetto ticketing integrato, che ha favorito l’integrazione del Parco con altri circuiti turistici e culturali, ossia i biglietti integrati con il Museo di Pietrarsa, il gran cono del Vesuvio, il MAV, i Musei Universitari del Dipartimento di Agraria e la Villa Campolieto.
Tutte iniziative ideate e realizzate all’ insegna della strutturazione di una offerta culturale territoriale, nella quale  le istituzioni cooperano per offrire ai visitatori nuove opportunità di svago e fruizione del “prodotto/servizio cultura”.

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