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La cassata di Oplontis, tra archeologia e gusto

L’archeologia vesuviana ha da sempre riservato e riserva continuamente sorprese e tesori che contribuiscono alla ricostruzione storica di usi e costumi di epoca romana alle falde del Vesuvio. Uno dei siti archeologici che nel tempo ha rivelato un’abbondanza di spunti interessanti e di grande valore storico è l’area dell’antica Oplontis con la Villa di Poppea e la villa di Lucius Crassius Tertius distrutte dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Proprio nella villa che prende il nome dall’imperatrice moglie di Nerone, Poppea Sabina, presumibilmente proprietaria di questa villa d’otium dell’area suburbana di Pompei, un affresco dai meravigliosi colori racconta un particolare curioso o, per meglio dire, goloso.  

Tale affresco raffigura, splendidamente, un dolce in un vassoio d’argento che ha tutto l’aspetto di una moderna cassata siciliana. Per questa grande similitudine è stato ribattezzato proprio Cassata di Oplontis, antenato vesuviano del celeberrimo dolce della tradizione siciliana. La cassata, reinterpretata alla luce di una ricostruzione degli ingredienti utilizzati, è divenuta nel tempo un dolce tipico della pasticceria a Torre Annunziata. Questo sorprendente affresco testimonia una ricercatezza, oltre che di gusti, anche per l’aspetto estetico del cibo. Il dolce raffigurato è infatti delizioso a vedersi per colori ed equilibrio di forma, a partire dalla frutta che lo decora. Alcuni ricercatori hanno ricostruito, esclusivamente sulla base della raffigurazione pittorica e tenendo in considerazione i dettami dell’arte pasticcera e gli ingredienti di epoca romana, una ricetta che, ad oggi, è quella “ufficiale” della cassata oplontina versione contemporanea, così come affermato da una delibera del comune di Torre Annunziata che, nel 2012, ne ha sancito la tipicità in un’ottica di promozione e di marketing territoriale.

Questa ricetta ufficiale prevede l’utilizzo di albicocche, datteri, fichi secchi, noci, miele, pasta reale, pinoli, polpa di melograno, prugne, ricotta romana, uvetta sultanina, vino passito.  La curiosa vicenda della cassata di Oplontis conferma la straordinarietà della storia del territorio alle falde del Vesuvio e conferma che le tradizioni gastronomiche vesuviane hanno radici antiche già nell’antichità molto sviluppate e raffinate, anche nella presentazione.

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