ECCELLENZERUBRICHE

Da imprigionato a IMPRIGIONATO, di Stefano Ferraro

“Cari Pomeriggi di Noia, io vi ho sempre amato, perché se non ci stesse un poco di noia, la testa non comincerebbe a cercare cose nuove, invenzioni, idee, astrusità […] Il pomeriggio di noia è il momento in cui la testa va più veloce, perché non tiene barriere: è un foglio bianco che puoi riempire di segni e di disegni, anzi no! E’ il contrario: è un foglio scritto e disegnato fitto, che puoi prendere per un capo e cominciare a sfilare piano, piano, come una maglia di lana, e poi ricominciare a tesserlo come ti piace a te, facendo altri disegni e altre forme”. Enrico Ianniello  – “La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin”

La creatività e le idee non si fermano seguendo gli eventi ma trovano, talvolta tra la noia e l’apparente immobilità di una costrizione,  nuove forme, nuovi spunti e strade per raccontare il mondo e gli eventi stessi. Alle falde del Vesuvio le idee non mancano “in tempo di pace come in tempo di guerra” ed un progetto in particolare ci pare stia raccontando questo periodo, piombatoci addosso a causa del coronavirus, in modo particolarmente accattivante. Abbiamo chiesto a Stefano Ferraro, vesuviano di Torre del Greco, spirito artistico e creativo, di raccontarci IMPRIGIONATO, progetto che sta appassionando tanti alle falde del Vesuvio e non solo, durante questa quarantena da Covid19.

imprigionato covid19

C’è un momento in cui è nato questo progetto, una genesi ben riconoscibile, oppure è il frutto di una maturazione più graduale? 

Il progetto è in fieri e si è strutturato in questa forma, che definirei bozza, solo attraverso la prassi. Ero affascinato dal bisticcio linguistico e iconografico che potesse crearsi intorno al mito di LIBERATO”.

Anticipando la plausibile domanda sul fenomeno culturale della ormai celebre “Nove maggio”, Stefano precisa “… dico Mito senza paura di esagerare perché adoro il progetto LIBERATO sia musicalmente che sul piano della comunicazione” e prosegue “mi chiedevo: LIBERATO come vivrà questa clausura col nome che si ritrova? Tutto è nato dietro la felpa nera con cappuccio  la scritta IMPRIGIONATO. Poi avendo più familiarità con l’editing video che con il cucito o la pittura mi sono detto che una scritta in post – produzione sarà sufficiente a realizzare questa cosa. Magari una foto da pubblicare su Facebook, un video-cazzeggio da far girare tra gli amici. Tutto quello che poi si è realizzato non lo avevo ancora immaginato. Una notte di inizio quarantena, però, sfruttando la dilatazione dei tempi che mi portavano ad andare a letto all’alba, mi sono divertito realizzando il teaser. Idea elementare: Lui chiuso in uno sgabuzzino che ascoltando la radio si sorbisce gli annunci dei divieti. Scritta: IMPRIGIONATO. Il giorno dopo pubblicai il video. Andò bene. E mi si aprì un mondo. Il mondo di IMPRIGIONATO. Ho immaginato la sua convivenza con questa condizione nuova. Ripeto, il progetto ha raggiunto uno stato embrionale fino a questo momento. Fino ad ora sono stati fondamentali gli apporti esterni di amici sia dal punto di vista tecnico con consigli e dritte a distanza, sia dal punto di vista dell’entusiasmo e dei contenuti. Sì, anche dei contenuti. In questo progetto mi sento il tramite tra IMPRIGIONATO e il mondo esterno. Quest’ultimo mi fornisce input a ripetizione e li passo ad IMPRIGIONATO che analizza questi secondo il suo punto di vista. Quella sera ho trovato la leva d’avviamento di un processo dove Stefano è il tecnico che dà forma ai sogni, agli incubi, alle osservazioni di IMPRIGIONATO.

Il ritmo lento di queste tue, nostre prigioni, è più occasione per riflettere o più inquietudine con la quale confrontarsi? 

Non ti so dire come si comporta il mondo o come dovrebbe comportarsi. Ma conosco bene IMPRIGIONATO. L’unica certezza che ha è che alle inquietudini non si sottrae. Anzi le affronta a cappuccio dritto.  Le vive, le sminuzza, le odora, perché crede che dietro un’inquietudine si nasconda un bisogno, un desiderio inappagato. Quindi non si sottrae al travaglio perché è la sola dura tortuosa faticosa strada per venire a capo di nodi che lo tengono appunto IMPRIGIONATO, sia sotto l’aspetto esistenziale che pratico. Il ritmo lento che vive è una condizione imposta come la clausura. La dimensione domestica ci impedisce la velocità. Ma forse sta scoprendo che non è poi tanto un male. Credo negli approcci ecumenici. Quindi credo che IMPRIGIONATO ti direbbe – se avesse una voce – “rifletto sulle inquietudini con le quali mi confronto”.

imprigionato covid19

La musica è più di un semplice sottofondo in questa miniserie. Quanto “pesa” in questo lavoro? 

Partiamo dal presupposto che per me la musica è vitale e non avrei potuto prescindere dalla componente musicale in questo progetto. La vita mi ha fatto conoscere persone intelligenti, geniali e colte con le quali ho condiviso il palco e le serate. Ciro Ferrer, medico in Roma e pianista di livello, è stato il primo a fornirmi degli assist musicali. Insieme abbiamo avuto un gruppo per un po’ di anni tra liceo ed Università. In questi anni in virtù di questa passione che ci lega, soffrivamo la distanza. Colmata di tanto in tanto da ricongiungimenti fugaci, neanche il tempo di montare gli strumenti che ci aspettava il viaggio di ritorno alle nostre rispettive case. Paradosso dei paradossi, ora produciamo audiovisivi a distanza. Simpatico, no? Poi c’è Gianfranco Foresta, calabrese, da anni a Milano, grafico e cantautore sopraffino, l’ho conosciuto nella mia parentesi meneghina. Con lui una collaborazione sempre cercata ma più volte rimandata e Paradosso dei paradossi (ah sì, l’ho già usata questa espressione!) stiamo collaborando ora a 800 km di distanza! Insieme a loro Nunzio Borriello, strizzacervelli, artista, amico che mi ha regalato una perla, POPOLO MIA, utilizzata in VOL.6. Ci tengo a sottolineare che ovviamente ognuno partecipa secondo quello che è il tempo a sua disposizione e la propensione contingente all’atto creativo. Voglio che tutti si sentano comodi in questa faccenda. Reputo la “comodità” e l’agio nel processo creativo condizione imprescindibile. Autoimporsi dello stress gratuito abbrutisce gli animi. Affrontare quello derivante da appuntamenti con pubblicazioni, rapporti col mondo esterno, aspetti organizzativi e tecnici invece corrobora. E di questo mi faccio carico io che cullo questo progetto come un figlio. 

Tra i credit musicali anche un nome eccellente.

Un nome importante per me! Ringrazio pubblicamente Francesco Di Bella che per una settimana si è sorbito i miei messaggi mostrandosi felice di potermi accompagnare in questo processo, regalandomi INTRODUB. Un brano fantastico a cui sono legato da quando ero al liceo. Francesco non si è mai sottratto a mie sollecitazioni dimostrandosi persona bellissima e umilissima. A me non sembrava vero di potermi relazionare telefonicamente con lui. Lo reputo un poeta immenso, che ha dato alla mia generazione un motivo per cui essere fieri di averla vissuta. 

La lentezza, la sospensione è una delle chiavi di lettura di IMPRIGIONATO. Qual è il più grande beneficio, se a tuo parere ve n’è qualcuno, nello sperimentare questa lentezza in tempi di quarantena? 

La lentezza è la mamma dell’attenzione. Se vuoi sapere come la penso, te lo faccio dire da IMPRIGIONATO in un VOL. che sto già scrivendo e che uscirà a breve.

Molti dicono che impareremo da questa vicenda. Pensi che davvero la nostra agenda di vita (e penso alla tua agenda che appare di tanto in tanto nei video a ricordarci la vita messa in stand by) possa cambiare? Nuove priorità, nuovi valori? 

Tutto può cambiare. Sempre. In ogni fase della vita. Però torno a dire che non so come reagirà e sta reagendo l’umanità a questo periodo speciale, come mi piace chiamarlo. Solo ritornando alle interazioni fisiche (lavoro, amicizia, svago) si potranno esprimere opinioni in merito. Una cosa è certa: non saremo più gli stessi. Ma qualcosa di piccolo e fragile e la cosa mi rincuora e mi fa guardare avanti con fiducia. Stiamo toccando con mano un concetto che è difficilmente incamerabile nella frenesia del timing che conoscevamo fino ad un mese e mezzo fa. Ovvero che, ritornando ai 24 Grana, siamo tutti “Sulla Stessa Barca”. Forse un sentire comune non dico che sia alle porte, ma una maggiore consapevolezza verso gli altri è quantomeno auspicabile.

IMPRIGIONATO ti sta e ci sta appassionando. Ma questo modo di creare più “sospeso” ti appartiene oppure preferisci ritmi più frenetici?

Credo che il termine “murrione” mi si addica molto. Riesco a fare centomila cose contemporaneamente. Risultato? Fatte tutte male. IMPRIGIONATO mi sta insegnando che è molto più produttivo e rinfrancante farne una per volta, ma mirando al massimo. Un massimo che è sempre relativo alle tue capacità e alla tua formazione. Spostare l’asticella del massimo verso un progressivo miglioramento di se stessi e delle proprie capacità è un progetto che non voglio più abbandonare. Questo me lo ha insegnato IMPRIGIONATO e per questo gli voglio bene. Mi capita ancora di fare confusione, creare caos e impelagarmi in frenesia. Ma ora ho lui che, come angelo custode, mi dà scappellotti ogni qualvolta che qualcosa a lui non sta bene. Sono orgoglioso di questo. Spero che lui sia soddisfatto per i progressi che credo di star facendo. Ma è “di poche parole” IMPRIGIONATO. E poi lui vuole i fatti, non le chiacchiere in cui mi sono sempre perso.

Al di là di questo progetto, quali sono i tuoi progetti sogni idee futuri?

Voglio insegnare a IMPRIGIONATO a camminare da solo e fargli cambiare carattere. Di una cosa sono certo: viaggeremo per molto tempo insieme (io spero per tutta la vita, ma dipende dal suo buon cuore. Magari sarà lui a stancarsi di me). Adesso ti posso solo dire che stiamo affinando gli strumenti per quando usciremo dalle nostre case. E lì la storia si farà più complessa e interessante.

E allora se questi tempi bui del Covid19 ci hanno regalato IMPRIGIONATO, non resta che attendere gli sviluppi. Intanto ci godiamo i prossimi VOL. e suggeriamo a te Stefano di chiedere ad IMPRIGIONATO stesso di concludere la nostra bella chiacchierata. 

Non ho bisogno di chiederglielo perché non ho dubbi che chiuderebbe questa chiacchierata con le parole contenute in un messaggio ricevuto da Fabio Pisano, mio amico scrittore, regista e drammaturgo. Fabio, dopo avermi regalato delle bellissime parole in pubblico in seguito a VOL.5  – quello dedicato alle parole di Francesco Di Bella e ai suoni dei 24 Grana riprodotti in versione acustica, ha aggiunto in privato una frase sconvolgente per me, per umiltà, potenza espressiva e autenticità. 

Immaginate allora di dare una voce a IMPRIGIONATO e ascoltatelo ripetere il leit motiv “Spero di essere stato vero”.

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