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Turismo Vesuviano: un potenziale tutto da esprimere

turismo vesuviano

Le trasformazioni del turismo post-fordista si caratterizzano per l’evoluzione dal “turismo di massa” verso quello che e’ definito come “turismo di nicchia” il quale si differenzia dal primo principalmente per la tipologia di turista, per la rarità dei luoghi prescelti e non in ultimo per i tempi e le modalità di fruizione del prodotto turistico.

E’ in tale scenario, favorito anche dalla diffusione dei social network che di fatto costituiscono un costante ed attivo strumento di promozione, che si e’ assistito all’ingresso nel mercato di diverse destinazioni, non più standardizzate e massificate , ma al contrario ben diffetenziate tra loro per la tipologia di attrattività offerta.

Un elemento di forte di differenziazione dell’offerta diventa cosi’ anche “il carattere geografico” del turismo che si esplica nell’influenza esercitata dal contenuto dello spazio territoriale.

Sostanzialmente il territorio, unitamente alle risorse in esso inglobate, costituisce fonte di attrattività di nuovi flussi turistici, positivamente coinvolgendo anche quelle località che prima venivano trascurate.

Di fatto il richiamo del luogo, anche solo attraverso le caratteristiche paesaggistiche e naturali, riesce a creare aspettative ed immagini che condizionano favorevolmente la scelta del posto da visitare. Tale dinamica viene definita “orientamento alla natura” .

Negli ultimi anni, in una tale prospettiva un ruolo fondamentale, ha assunto il Parco Nazionale del Vesuvio.

I dati parlano chiaro!
Essi evidenziano come il polo di maggiore attrattiva’ dei flussi turistici delle nostre terre non coincide esclusivamente con la città di Napoli (pur restando essa una delle mete preferite facendo tra le città d’arte italiane ) ma si identifica con un’area molto più vasta nella quale vengono abbracciati anche i paesi situati alle falde del vulcano piu’ famoso del mondo.

Lo stesso Vesuvio è divenuto nei fatti meta o tappa obbligata per moltissimi  visitatori provenienti da ogni parte del mondo che scelgono la Campania come destinazione dei propri viaggi.
In particolare il 2019 e’ stato un anno da record in termini di presenze per
Il Gran Cono del Vesuvio che ha fatto registrare 756.572 ingressi che in termini percentuali si traducono in un +14% rispetto al 2018.

Questi dati confortanti, sebbene possano essere interpretati in maniera diversa a seconda delle prospettive con le quali si analizzano, dicono una cosa sola: Il complesso Parco Nazionale del Vesuvio puo’ essere concepito come
promotore di sviluppo turistico dell’intera area vesuviana.

Stiamo parlando di un’area che rappresenta un insieme complesso nel quale la parte antropizzata, che si presenta secondo una logica di “continuum edilizio” con la citta’ di Napoli e i comuni della fascia costiera, fa da contorno alle pendici del Vesuvio.

Essa comprende tredici comuni campani (Boscoreale, Boscotrecase, Ercolano, Torre Del Greco, Trecase, Terzigno, San Giuseppe Vesuviano, Ottaviano, Somma Vesuviana, Sant’Anastasia, Pollena Trocchia; Massa di Somma e San Sebastiano al Vesuvio) nei confronti dei quali il Parco rappresenta un elemento di cesura sia dal punto di vista dello sviluppo del territorio che da quello paesaggistico.

E’ nella connessione tra Parco Nazionale del Vesuvio e territori circostanti che e’ racchiuso un immenso potenziale ancora tutto da “innescare” e che potrebbe posizionare l’area vesuviana nell’accezione piu’ ampia, tra le mete piu’ ambite dai turisti che visitano il nostro Bel Paese.

Per far si’ che cio’ si realizzi e’ necessario che l’area protetta che ad oggi si identifica con il Parco si sposti da una strategia di conservazione di tipo classico (secondo la quale le principali attività di sviluppo dell’ Ente riguarda esclusivamente l’educazione, la ricerca scientifica e la tutela della natura) ad una di tipo attivo, nella quale abbiano maggior rilievo ed importanza quelle attività di promozione dell’offerta turistica anche dei territori sottostanti al vulcano, cosi’ da potersi collocare nel mercato come un prodotto turistico integrato .

Secondo tale prospettiva, il Parco del Vesuvio dovrebbe annoverare tra le sue priorita’ la promozione delle tipicità e dei luoghi potenziali mete turistiche dei paesi vesuviani in toto avviando un processo di integrazione dei percorsi culturali e paesaggistici che veda inglobare gli innumerevoli luoghi d’ arte, storici e culturali di cui sono letteralmente “disseminati” i 13 comuni in oggetto e non solo.

A volte una certa miopia non consente di cogliere il reale potenziale dell’ area vesuviana che da un punto di vista turistico, ha da offrire molto di più del solo genius loci, sebbene esso rappresenti il fulcro dello sviluppo in tal senso. Oltre al Vulcano, infatti è di grande rilevanza la presenza di siti archeologici di fama internazionale come quelli di Pompei ed Ercolano, ma non bisogna trascurare la presenza di siti, per cosi’ dire minori, che dato il loro rilevante numero probabilmente costituiscono il reale potenziale inespresso sul quale il territorio tutto potrebbe e dovrebbe fare leva per attrarre i flussi turistici e beneficiare cosi’ di importanti impatti positivi anche in termini occupazionali.

Stiamo parlando di veri e propri “scrigni vesuviani” disseminati alle falde del gigante buono! Siti archeologici, chiese, antiche ville, antichi ipogei e borghi, luoghi d’arte in genere, tutti con una storia da raccontare e da scoprire che ad oggi vengono in maniera marginale considerati tappe di percorsi insoliti .

La reale sfida quindi, che costituisce di fatto la via maestra verso lo slancio dell’area vesuviana, e’ rendere “soliti” tali percorsi, gettare lo sguardo oltre il Vesuvio. Affinche’ cio’ accada e’ necessario avviare un giusto processo di valorizzazione e promozione di queste ricchezze che per troppo tempo sono rimaste celate.

La lista dei cosiddetti “siti minori” e’ senza fine!
Si pensi alle centinaia di ville Vesuviane che costituiscono il Miglio d’ Oro che gia’ da sole costituirebbero il presupposto di consolidati flussi di visitatori.
Ed ancora si immagini quale potenziale ritorno per l’ area si potrebbe ottenere se fossero sempre accessibili i vari Ipogei e musei del corallo presenti in citta’ come Torre del Greco, le Terme romane di Pollena Trocchia, il borgo medievale del Casamale di Somma Vesuviana, il villaggio della Longola di Poggiomarino, l’Antiquarium Uomo e Ambiente di Boscoreale etc.

E questi non rappresentano altro che esempi che non rendono la reale idea del potenziale che l’area custodisce.

Ognuno dei 13 paesi vesuviani ha da offrire il proprio tesoro impreziosito da quelle tradizioni locali che rendono ancora piu’ appetibile e fruibile un prodotto tutistico ancora tutto da scoprire…gli scrigni sono li’, attendono solo che qualcuno trovi la giusta chiave per aprirli!

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