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Tu ca nun chiagne – Comm’è bella a muntagna

“Tu ca nun chiagne e chiágnere mme faje,
tu, stanotte, addó staje?
Voglio a te!
Voglio a te!
Chist’uocchie te vonno,
n’ata vota, vedé!»

Le strofe di questa canzone sono senz’altro note a tutti, partenopei e non. Si tratta del testo di “Tu ca nun chiagne”, nota anche come “Comm’è bella a muntagna”.

In questo articolo vedremo quale è la storia e il significato di questo brano.

Scritta da Libero Bovio e musicata da Ernesto De Curtis, la canzone fu eseguita una delle prime volte nel 1915, quando l’ Italia era da poco entrata nella prima Guerra Mondiale.

“Comm’è bella a muntagna” racconta di un uomo innamorato e deluso, che piange mentre la sua amata non dà peso alle sue pene d’amore. In attesa di vederla affacciarsi alla finestra della sua camera, mentre i più, data la tarda ora, riposano, descrive il paesaggio che lo circonda: una notte stellata e tacita, silenziosa, dalla quale emergono imponenti le sagome della luna (‘e chesta luna janca) e del monte Somma (‘a muntagna).

Ebbene sì, ‘A muntagna protagonista di questo celebre pezzo, interpretato dai più grandi artisti napoletani e non solo, come Enrico Caruso, Luciano Pavarotti e Plácido Domingo, non è il cratere vesuviano, ma il monte Somma.

In termini di copie vendute, il maggior successo del brano si ebbe con la versione de Il Giardino dei Semplici, pubblicata nel novembre del 1975. La versione della band, considerata un mix particolare di pop e prog, arrivò a vendere un milione di copie, riuscendo cosi’ a guadagnarsi il disco d’oro.

2 pensieri su “Tu ca nun chiagne – Comm’è bella a muntagna

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