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Festa della Montagna a Somma Vesuviana

La Festa della Montagna a Somma Vesuviana è una delle più note tra le tante e storiche feste sia folcloristiche che religiose che si svolgono ogni anno o a distanza di qualche anno, nella città vesuviana alle spalle del Somma.

La forte componente folcloristica è riconducibile al culto della Madonna di Castello che affonda le sue origini in quello molto più antico della “montagna di fuoco”. Alla Madonna di Castello infatti vi è la cosiddetta Festa della Montagna che si svolge dal sabato in Albis al 3 maggio nei pressi dell’omonimo Santuario edificato sul finire del Quattrocento e situato lì dove si sorgeva un castello normanno.

Si tratta di una straordinaria festa religiosa e civile, in occasione della quale si fondono credenze cristiane e arcaici riti pagani connessi all’inizio del ciclo del raccolto, il sacro ed il profano di fatto trovano in tale occasione perfetta sintesi.

La manifestazione ha inizio con il cosiddetto Sabato dei Fuochi e vede coinvolte non solo Somma Vesuviana ma anche gli altri comuni situati alle falde del Monte Somma, tutti più o meno interessati nel corso della storia dalle eruzioni del Vesuvio e pertanto legati in modo particolare a questa tradizionale festa che, tra i vari significati reconditi, ha sicuramente anche quello di esorcizzare il timore e la paura che scaturisce dall’incombente presenza del vulcano.

Nel giorno che dà inizio a questo folcloristico evento d’inizio, dei grandi falò notturni vengono accesi intorno al Santuario e sui fianchi della montagna.
Ne deriva un suggestivo effetto dal forte carattere evocativo grazie al quale sembra quasi vedere il lento incedere della lava così come avvenne in  occasione delle diverse eruzioni del passato.

festa della montagna

I giorni successivi si caratterizzano per gli intensi e continui pellegrinaggi di fedeli che provengono dai vicini paesi, anche se i veri protagonisti della manifestazione restano indubbiamente le paranze che si adoperano con apprezzabile devozione e senso di appartenenza al territorio, affinché vengano preparati i falò e i banchetti, ma soprattutto nel rendere omaggio alla Madonna “Pacchiana” attraverso un ampio repertorio di balli e canti della tradizione vesuviana, ossia canti a ffigliola, fronne e le immancabili  tammurriate.

Tra le paranze troviamo quella del Ciglio e quella dello Gnundo, quest’ ultima denominata di fatto come lo stradello montano su cui si sofferma ad invocare la divinità. Tale paranza è tra quelle che più si caratterizza per la capacità al meglio preservare  l’immenso patrimonio culturale che e’ alla base dell’intera festa vesuviana.

Molto suggestiva e particolare è la tradizione a cui è possibile assistere l’ultimo giorno della manifestazione , ossia la preparazione della “pertica”, costituita da un ramo di castagno adornato ed impreziosito con frutti, fiori e cibi con il quale si omaggia la propria donna intonando “canti a ‘ffigliola“.


(foto storica – credits collezione Vitolo)

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