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Breve storia del Vesuvio

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La storia del vulcano più famoso del mondo è legata alla pianura campana, ai vari insediamenti che si sono succeduti nel tempo, alla prosperità dei centri urbani che si sono sviluppati alle sue falde, all’importanza archeologica di luoghi come Pompei, Ercolano, Stabia, Oplonti e alle ville settecentesche che sono state costruite dalla nobiltà che era al seguito del re Carlo III di Borbone.

Tutto ciò sopra elencato ha reso questa “montagna” e la zona intorno al Golfo di Napoli, una delle zone più celebrate e decantate al mondo.

Le prime eruzioni di questo vulcano hanno avuto inizio probabilmente più di 20.000 anni fa.

La sua storia è suddivisa in quattro periodi eruttivi : Somma primitivo, Somma antico, Somma recente e Vesuvio.

Il vulcano ha due cime, chiamate rispettivamente Somma e Vesuvio. Nel tempo questo vulcano ha avuto diversi nomi tra cui Basòbio, Bèsvio, Vèsvio,ecc. Inizialmente la cima doveva misurare circa 3.000 metri.

Un affresco di Pompei, custodito al Museo Archeologico di Napoli, ci mostra una montagna isolata piena di alberi e di vigne selvagge. Questo documento è ritenuto tra i più antichi del Vesuvio, che ci mostra come era il vulcano prima dell’eruzione del 79 d.C. .

storia del vesuvio

Di eruzioni catastrofiche come quella del 79 d.C. se ne contano almeno otto, quasi tutte precedenti a quelle di “Pompei”.

I primi abitanti che assistettero a tali manifestazioni catastrofiche, a cui non seppero dare una spiegazione, furono spinti ad adorare come una divinità Giove – Vesuvio a cui dedicarono un tempio.

I pompeiani lo ricordavano tranquillo e ricoperto di vigneti fin sopra la vetta. Il vino che si produceva era conservato in anfore di terracotta per la commercializzazione.

Già Strabone nel 19 d.C. ne aveva riconosciuto la natura vulcanica e Diodoro Siculo riteneva che un tempo il Vesuvio era stato simile all’Etna (già al tempo di Augusto era attivo come oggi). La prima manifestazione precedente all’eruzione del 79 d.C. , fu il terremoto del 62 d.C.
Seneca racconta questo avvenimento: “… abbiamo saputo che Pompei, celebre città della Campania, verso cui da una parte converge il lido di Sorrento e di Stabia e dall’altra quello di Ercolano, mentre dinnanzi la cinge un ameno seno marino, è stata devastata da forte terremoto insieme ai paesi adiacenti … ( omissis )…. Porzione di Ercolano è caduta e le case rimaste in piedi sono pericolanti; anche Nocera, se non è rovinata, non è neppur salva. A Napoli sono cadute case private e edifici pubblici. Moltissimi altri paesi ebbero a soffrire”.

Raffigurazione di Bacco e del Vesuvio in un affresco pompeiano precedente al 79 d. C.

Con l’eruzione di Pompei comincia la vera “storia del Vesuvio”. La prima eruzione ben documentata è quella avvenuta il 16 dicembre del 1631, in prevalenza lavica. Da questa data in poi, le eruzioni si sono succedute a brevi intervalli, fino a quella del 1944, iniziata il 18 marzo e conclusasi il 7 aprile.

L’eruzione del 1944 è caratterizzata dalla seconda guerra mondiale. Erano gli anni in cui la Campania era ancora occupata dall’armata anglo – americana e i militari non esitarono a soccorrere le popolazioni colpite. La notizia dell’eruzione ai soldati fu data attraverso un raro opuscolo “Final report on the Vesuvius emergency operation” che fu distribuito alle truppe per informarle su cosa stesse accadendo e per ringraziare coloro che si stavano adoperando al soccorso delle popolazioni colpite.

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Le foto dell’opuscolo furono scattate dal Prof. Giuseppe Imbò, all’epoca direttore dell’Osservatorio Vesuviano e dal Prof. Antonio Parascandola (che riuscì ad avere un rullino dagli americani che divise con il prof. Imbò), e poche altre scattate dal Dott. De Miranda da Torre del Greco. Molte altre furono le foto che successivamente si ritrovarono e che furono scattate dai vari militari che prestavano servizio sul territorio napoletano.

Successivamente all’eruzione del 1944, il Gran Cono evidenziava una paurosa voragine craterica sul cui fondo erano presenti fumarole con temperatura tra i 250°-500°. La profondità del cratere era di circa 300 metri.

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